gianlucaparisi

joined 5 months ago
 

#mafia #camorra

 

Mi ha sempre scocciato vendere su Amazon, per vari e ovvi motivi che non sto a elencare. Adesso, anche se é rognoso, vorrei provare a vendere i miei libri autonomamente "sfruttando" (scusate la parolaccia) Amazon.

Mi faccio spedire le copie per l'autore e poi con la tariffa postale "piego di libri" invio il libro al lettore. A conti fatti non é vantaggioso ma... provo.

Un caro saluto a tutti i lettori.

 

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Tra poco meno di due settimane si apre la scuola e apriamo questa giornata con un racconto che riguarda il mondo scolastico. I fatti narrati avvengono in Slovenia, ma nella realtà potrebbero essere accaduti anche in Italia. Buona lettura

#scuola

Dopo il dissolvimento dell’ex Jugoslavia Palamov dirigeva di fatto un istituto per giovani studenti ai confini con l’Italia. La Slovenia aveva investito nell’educazione delle nuove generazioni, futura classe politica del nuovo stato. Palamov era stato un maestro elementare, aveva fatto parte della vecchia nomenclatura comunista locale e fu chiamato a ricoprire quel ruolo per la sua esperienza nel settore scolastico. Gli allievi per frequentare l’istituto pagavano una retta, non molto esosa ma neanche spiccioli! Vi si iscrivevano sia figli di famiglie agiate e borghesi che di lavoratori, che a stento riuscivano ad arrivare alla fine del mese, con la speranza di vedere cambiata in meglio la situazione socio-economica dei propri figli. Altre famiglie, impegnate nella difficile corsa della vita, quando si accorgevano di trascurare l’educazione dei propri i figli, la demandavano ad altri.

Per molti anni le cose andarono benissimo, l’effetto della novità determinò un pienone di iscritti e soldi a volontà. Grazie alle sovvenzioni dello Stato, il costo del personale, le utenze per riscaldamento, energia elettrica ed acqua era completamente azzerato. Le rette servivano solo per il vitto e per qualche attività extra che si offriva ai ‘collegianti’. Lo Stato sloveno imponeva il pareggio di bilancio annuale, quindi eventuali utili non potevano essere accantonati e venivano spesi per il miglioramento e la manutenzione della struttura. Palamov da parte sua era un uomo pratico, risolveva sempre i problemi in un modo o nell’altro. Era un abile mediatore e affabile adulatore. Si faceva sempre ascoltare e trovava sempre una soluzione. Qualche fastidio arrivò all’inizio, dalle organizzazioni dei sindacati che accordandosi con i politici del nuovo Stato inserivano nei ruoli pubblici chiave propri uomini, che con fare da manutengoli alimentavano un certo malaffare. Nell’istituto questo malaffare si manifestava nel piazzare a lavorare nella struttura lavoratori pubblici demotivati dell’ex stato jugoslavo. Col passare degli anni le famiglie più povere, che si erano indebitate per pagare le rette con la speranza di vedere formati i propri figli come futuri attori del nuovo corso, si resero conto che il ruolo più alto al quale potessero aspirare i propri figli non poteva essere altro se non quello di comparsa. Gli iscritti iniziarono cosi’ a diminuire, nella struttura non si faceva più manutenzione, non si investiva e gli avanzi di bilancio in un modo o nell’altro finivano nelle tasche di dirigenti e fiancheggiatori.

Palamov se ne accorse e pensò il da farsi. Era entrata in vigore da poco nello Stato sloveno una legge che imponeva di effettuare i pagamenti verso la pubblica amministrazione solo ed esclusivamente attraverso una procedura digitale, comprese le rette degli allievi dell’istituto. Solo che la maggior parte delle famiglie dei giovani studenti era poco avvezza ad adoperare questi strumenti digitali. Lo era anche Palamov però…. Pensò di offrire un servizio alle famiglie. Offrì uno sportello il sabato mattina, quando i padri di famiglia non lavoravano. Questi recandosi allo sportello firmavano una delega a Palamov che in nome e per conto della famiglia si occupava di effettuare i pagamenti digitali della retta. “Io sottoscritto, padre dell’allievo, con la presente delego il signor Palamov ad effettuare il pagamento della retta in maniera digitale in nome e per conto del sottoscritto e consegno brevi manu la cifra di $”. Palamov la controfirmava e via alla prossima famiglia. Intanto l’istituto andava sempre piu’ in malora, il sovrintendente era diventato vecchio e non si occupava più di controllare, i dipendenti si accontentavano dello stipendio dello Stato e le cose andarono così ancora per diversi anni. Se qualcuno faceva notare che c’erano famiglie morose Palamov, in nome del vecchio comunista che era stato, replicava che bisognava garantire il diritto allo studio a tutti. Intanto, invece di effettuare i pagamenti in nome e per conto delle famiglie, se li metteva in tasca. Un giorno un genitore, lamentandosi del pessimo servizio offerto dall’istituto mise nero su bianco e scrisse al responsabile gerarchico del dipartimento di istruzione. Ne derivò un’indagine interna, fu richiamato il vecchio sovrintendente che nel frattempo era andato in pensione. Si croprì tutto! Se la cosa fosse giunta all’orecchio di un giornalista e all’opinione pubblica, sarebbe scoppiato uno scandalo bello e buono, di proporzioni medio-grandi. Si decise di lavare i panni sporchi in famiglia. Chiesero a Palamov di restituire il maltolto, furono fatte indagini patrimoniali sui suoi beni, sui suoi conti bancari, ma non uscì fuori un centesimo, se non debiti. Palamov aveva nascosto tutto per bene. A questo punto, invece di fare come si fa in un qualsiasi paese democratico e civile, cioè denunciare il tutto alla gendarmeria, il vecchio e il nuovo sovrintendente concordarono di sottoporre Palamov ad una visita medica. Questa sancì la sua inabilità al lavoro. Fu messo in pensione anticipata. Il posto di Palamov fu preso dal suo vice. Tutti i membri del consiglio di amministrazione dell’istituto furono promossi o propri familiari presi a lavorare nell’istituto. Lo Stato erogò un finanziamento straordinario per la manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura e di nuovo tanti giovani tornarono ad iscriversi nell’istituto.

Palamov passò il resto della propria vita senza far nulla in un paesino della costa sul mar Adriatico. L’istituto è tutt’ora aperto.

 

Arriva l'attesa nuova fusione nel panorama delle telecomunicazioni in Italia. Swisscom, già azionista di Fastweb da oltre 17 anni, ha completato l’acquisizione di Vodafone Italia, che entra così a far parte del Gruppo Swisscom. Grazie a questa sinergia, Fastweb e Vodafone collaboreranno per integrare progressivamente le loro infrastrutture, competenze e risorse, con l’obiettivo di creare un operatore convergente, in grado di offrire servizi della Rete Fibra Fastweb e della Rete Mobile Vodafone... continua

 

Il vecchio saggio è destinano a estinguersi dal genere umano, diventeremo tutti anziani con deficit cognitivi

(Gianluca Parisi). Le microplastiche, diffusesi nel ciclo alimentare umano, finiscono per accumularsi negli organi interni e quelle che si accumulano nel cervello potrebbero star determinando la degenerazione del sistema nervoso che a sua volta determina l’insorgenza di patologie di demenza senile in età sempre più giovane. Il vecchio saggio, quello che era depositario della conoscenza, della ragionevolezza è destinato a estinguersi, al suo posto anziani con problemi cognitivi che insorgono ben prima dei 70 anni. Vascolopatia celebrale, ipertensione, colesterolo sono già fattori di rischio che portano pian piano il paziente anziano alla stessa condizione di un malato di Alzheimer. Ma dalle autopsie effettuate a chi ha dato il proprio consenso a fini di ricerca, accanto a questi fattori, si è notato che tutte le persone affette da deficit cognitivi hanno un concentrato di microplastiche nel cervello. Queste possono interferire nella comunicazione tra i neuroni alterando il normale funzionamento del cervello e influenzando processi cognitivi e comportamentali. Il problema è che queste microplastiche sono ovunque, nel mare, nei cibi. E’ un po’ come quanto accaduto coi PFAS che, in Veneto a causa dell’industria di settore, si sono diffusi nell’aria, nell’acqua, nella terra e nel sangue. I PFAS sono sostanze che hanno una grande varietà di applicazione usate per realizzare prodotti antiaderenti, impermeabili, imballaggi, abbigliamento e molto altro. Il cervello è un organo vulnerabile, i pugili hanno maggiori possibilità di ammalarsi di malattie neurodegenerative; anche l’infiammazione causata da un virus che colpisce gli organi interni, in tal caso il cervello, può provocare l’esordio di tali problematiche in età precoce sin dai 40 – 50 anni. Come nell’Alzheimer iniziano a formarsi aggregati nel cervello e poi in decorso del tempo fa il resto e si giunge sempre alla stessa conclusione: perdita della memoria breve, non si riconoscono più i parenti, non si ha consapevolezza del proprio essere, non si ricorda il giorno della settimana, in che epoca si vive. La conseguenza di tutto ciò è che secondo alcune proiezioni nel 2050 tre milioni di italiani avranno problemi. Oggi il 5% della popolazione italiana tra pazienti e chi li assiste deve fronteggiare queste problematiche: non c’è famiglia che non ha avuto problemi con questa malattia. Spesso i familiari si ammalano cercando di tenere a casa chi soffre di tali patologie. Il problema è degli ammalati che non possono permettersi di essere accuditi. La malattia nella fase terminale dura in media oltre 10 anni, in Italia ci sono servizi di assistenza, ma sono a macchia di leopardo con picchi di eccellenze, ma anche parecchie insufficienze. Inoltre non ci sono studi che escludono dal fatto che squilibri neurologici in giovane età siamo da attribuire alla presenza di queste microplastiche.

Che fare? Prima di tutto la diagnosi precoce, perché anche se non ci sono farmaci in grado di arrestare il processo di degenerazione cognitiva, è possibile rallentarlo. Questi esami sono la risonanza magnetica, la TAC, PET, ma sopratutto esami del sangue che analizzano la mutazione del gene che determina poi la malattia di Alzaimer. Le cure sperimentali future si basano su farmaci a RNA come per i vaccini del COVID che mirano non a lenire la patologia, ma a curarla. Ma al momento è ancora tutto in fase di sperimentazione. Il vecchio saggio si estinguerà?

 

(Gianluca Parisi). Iniziarono gli immigrati, per risparmiare. Una telefonata intercontinentale costa ancora oggi; quella su WhatsApp, su Signal, Telegram o altra app di messaggistica è gratuita, se hai una rete WiFi e/o una connessione dati stabile. In realtà i primi a offrire il servizio di telefonia furono quelli Messanger di Facebook, ma poi quando la società fondata da Mark Zuckerberg acquisì nel 2014 WhatsApp, il traffico telefonico si è trasferito quasi del tutto su questa piattaforma. Ciò è dovuto all’intuizione dei fondatori di legare il servizio al numero telefonico di rete mobile. Così molta gente iniziò a confondersi chiamando attraverso la rete WhatsApp al posto della rete mobile di telefonia cellulare. Poi accadde che più persone iniziarono a usare la connessione dati sempre tutto il giorno, probabilmente per ricevere le notifiche in tempo reale o per altre esigenze. La connessione dati disturba le telefonate normali, andrebbe staccata ogni volta. Negli ultimi tempi quasi tutti gli operatori di telefonia hanno attivato il VoLTE, la tecnologia che consente di effettuare chiamate audio sulla rete 4G/LTE. Il servizio garantisce una migliore qualità dell’audio e permette di navigare contemporaneamente in 4G/4G+/5G su internet o sulle app durante una chiamata. Ma intanto sempre più utenti si erano abituati a chiamare tramite WhatsApp molto più stabile; così di fatto si sono disabituati a chiamare attraverso la rete mobile del proprio operatore commerciale. Ma così facendo hanno concesso senza accorgersene il controllo di tutte le proprie comunicazioni al fondo americano che controlla META e che influenza le scelte politiche dei governi a livello globale. A dire il vero ci sono anche altre piattaforme come la russa Telegram o l’europea svizzera Threema, c'è SIGNAL; ma la stragrande maggioranza degli utenti italiani usa WhatsApp, confondendo una chiamata vocale su rete cellulare da quella effettuata con WhatsApp. A quanti di noi è capitato che un amico ci chiedesse il perché non abbiamo risposto a una sua chiamata? Oppure che ci guardasse basito se gli abbiamo risposto: “Guarda non mi hai telefonato, hai chiamato attraverso WhatsApp?!”. Intanto la piattaforma di Meta non fa nulla per evitare la confusione. Ancora oggi quando chiamiamo via WhatsApp, anche se dall’altra parte del telefono non è attiva l’app, al chiamante appare la dicitura “CHIAMATA IN CORSO” al posto del più giusto “NON È POSSIBILE CHIAMARE. Solo negli ultimi periodi se il telefono squilla realmente su WhatsApp dall’altra parte appare la dicitura “Il telefono sta squillando”; ma la confusione continua a regnare sovrana.

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Molti anni fa esistevano le audio cassette, sostituite negli anni dai CD e poi dai files. Erano usate prevalentemente per ascoltare la musica; gli studenti vi registravano le lezioni universitarie e mia madre la musica dei saggi scolastici. Sui bordi bassi di queste audiocassette c’erano dei piccoli fori appena rettangolari, se riempivi questi fori con una mollica di carta l’audiocassetta diventava registrabile. Le usavo per duplicare i giochi che da un 'datasette', così si chiamavano i lettori di audiocassette per computer, lanciavo sul VIC20 il computer dell'epoca collegato al monitor della TV. Era di un mio coetaneo e vicino di casa, regalatogli dai sui genitori per la promozione dalla quinta elementare alla prima media. Per il mio primo computer dovetti aspettare un anno in più, ufficialmente perché stava uscendo una versione successiva di questi computer, ufficiosamente perché in quel periodo avevamo tutti le case ‘sgarrupate’ dal terremoto e le priorità erano altre. In quei tempi erano usciti sul mercato i ‘mangiacassette' a due casse e con due lettori di cassette, uno per ascoltare e un altro per duplicare. Avevo notato che con questi dispositivi era possibile duplicare anche le cassette dei giochi per il computer. Quando premevi il tasto play da una parte e quello record dall'altra sentivi un audio stridulo, abbastanza fastidioso, somigliante vagamente al suono che avrebbero poi emesso i modem analogici che si collegavano a Internet nella seconda metà degli anni ‘90. Negli anni successivi tentai di imparare un po' di programmazione, usavo dei semplici comandi di Basic: print, goto, if, then. Mi divertivo a fare o modificare questionari che propinavo al parente di turno, dove alla fine delle domande la risposta prendeva sempre in giro il poveretto. Custodivo questi questionari registrandoli sulle audiocassette scolastiche di mia madre. La poverina si arrabbiava quando al posto della colonna sonora dei suoi saggi trovava quel miscuglio di suoni sopra descritti. La programmazione non era arte mia e così mi concentrai sui database. In pratica usavo queste audiocassette per scrivere dei promemoria, dei pensieri e pian piano dei diari del giorno, stupidaggini beninteso, del tipo che il 13 maggio del 1984 era una giornata ventosa e piovosa. Nascondevo queste note nelle righe dei comandi della programmazione perchè dei files txt ancora non si sapeva. Poi il commodorre64 andò a finire in una cantina, di quelle scavate sotto i cortili per reperire le pietre di tufo da costruzione, per ampliare le case intorno agli stessi cortili. Sono passati una 40ina d'anni da quei tempi e oggi il vecchio Commodorre è stato messo in vendita dai miei nipoti su Ebay, la base d'asta è di appena 83 euro. Ma prima venderlo, per provarlo, hanno lanciato un'audiocassetta con il vecchio questionario. Alla fine, invece del solito messaggio demenziale, è partito un racconto cadenzato 30 righe alla volta alla pressione della barra spaziatrice. Prossimamente su questo canale... #libri #racconti #informatica #commodorre64

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